Scuola-di-Francoforte

 

5-3 Teoria critica della società

 

Della scuola di Francoforte fanno parete studiosi di vari ambiti: filosofi, sociologi e psicanalisti.

Scuola di matrice tedesca che si è sviluppata negli anni ’30 e ’40 del 1900; ma ha continuato la sua attività anche nei decenni più recenti. Il suo nome fa riferimento alla città che nè è stata il fulcro.

Questa corente di pensiero, si può chiamare anche “teoria critica della società“, ed ha avuto dei sostenitori anche fuori della Germania.

Le radici teoriche di questo “manipolo” di studiosi sono da ricercare sicuramente nel marxismo.

Ma sono stati anche influenzati da Weber soprattutto dai suoi concetti di burocratizzazione e di razionalità formale come tratti caratteristici della società industriale tra ‘800 e ‘900.

La loro è una critica all’ assetto economico e sociale di quegli anni. Lo sviluppo del capitalismo aveva portato alla nascita della cultura di massa favorita dai grandi mezzi tecnici ormai a disposizione del potere e del gande capitale.

In Germania le idee delle masse erano indirizzate in modo da renderle funzionali ad una società guidata da un governo dittatoriale come quello nazista.

Invece negli Stati Uniti, tra la gente, venivano diffusi modi di vivere e bisogni, per dare linfa ad un organismo socio-economico di specie liberista.

I teorici critici della società mettono in risalto il carattere manipolatorio dei mezzi di comunicazione di massa al servizio dei potenti.

Con il prosperare della cutura di massa l’uomo diventa unidimensionale, perde di spirito critico, la sua coscienza viene addormentata.

Ciò sfocia nell’ appiattimento dei comportamenti, nel consumismo e nell’ omologazione culturale.

 

Il dominio è ed è stata prerogativa di tutte le società. L’autorità viene trasmessa al bambino dal padre. Vincoli autoritari sono propri anche della struttura socio-economica e del potere. Ma tanto la famiglia quanto la società mutano nella storia.

 

La prima forma di costrizione che una persona affronta è quella inconscia, per ritornare all’ esempio del bambino. Gli autori che qui trattiamo sono interessati allo studio dell’ inconscio spinti da intenzioni critiche ed antirepressive.

Si rifanno ad un concetto Hegeliano di ragione ma lo interpretano in chiave di opposizione all’ ordine costituito. L’uomo si scontra dialetticamente alla realtà per far valere la sua libertà.

 

Al di là di una repressione necessaria alla sopravvivenza vi è anche una repressione che ha solo lo scopo di perpetuare il potere economico e politico.

Gli istinti della persona che lottano per far valere il principio del piacere vengono sottomessi da un regime repressivo.

 

Sono gli anni in cui il potere non si limita più a dominare e indirizzare la forza lavoro, ma esso permea ogni aspeto della vita della persona, anche nel suo tempo libero. Gli anni in cui le risorse rese disponibili dal progresso scientifico potrebbero portare ad un superamento della penuria e del lavoro pesante. Il fatto che non si verifichi una maggiore libertà dell’ uomo dalle costrizioni e dai bisogni mette in luce l’irrzionalità dell’ intero sistema sociale.

 

Ritornando alla cultura di massa, le critiche che gli vengono mosse da questi autori sono anche di stampo culturologico. La cultura di massa è una cultura di bassa qualità.

 

Ma gli studiosi in questione se la riprendono anche con i principi positivistici della scienza, dell’arte, della filosofia. Essi non trascendono la realtà, e liquidano ogni pensiero alternativo e radicale come utopia.

 

Rivendicano lo studio della società come totalità, in cui ogni aspetto è dialetticamente connesso con tutti gli altri. Concezione olistica.

 

Questa scuola sociologica, contrariamente a quanto molti pensano, ha fatto anche ricerche empiriche, sulla dase delle linee teoriche sopracitate.

 

 

Tra questi autori ricordiamo Fromm, Horkhneimer, Adorno, e Marcuse.

 

 

 

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