Neo-marxismo.
Il focus sulla stratificazione sociale caratterizza le teorie derivate dal marxismo ed anche l’approccio di Toureine.
Il neo-capitalismo del 1900 trionfa non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa.
Al vertice della stratificazione sociale si trovano i propietari delle aziende, eredi di “dinastie”.
Ma ci sono anche i tecnici, i manager che lavorano spesso nell’ interesse dei primi.
Nelle società avanzate prosperano i ceti medi, che sono composti, da un lato, da tecnici specializzati e da professionisti di successo; questi hanno legami diretti con la classe superiore.
Dall’ altro abbiamo i piccoli imprenditori, i funzionari di livello inferiore e gli operai specializzati.
Nella classe inferiore c’è la massa degli impiegati, degli operai, dei piccoli commercianti. E ancora più in basso i poveri, gli emarginati, e coloro che vivono di espedienti.
In quest’ epoca si è estesa la classe media ma si sono avuti anche crescenti fenomeni di proletarizzazione. Si è sviluppato il settore del terziario e si è avuta una contrazione del proletariato classico.
Secondo Toureine l’ articolazione delle classi e della diseguaglianza deve tener conto anche di un’altra polarità: la centralità e perifericità di un gruppo e di una comunità rispetto al cuore della vita associativa. Ovvero la vicinanza o meno in relazione alle città e ai quartieri in cui vi sono le aziende e gli uffici più importanti.
Si sta parlando dell’ epoca del capitalismo maturo o anche, si può dire, della societàpost-moderna.
In essa l’ elitè al potere è formata non tanto dai propietari dei mezzi di produzione quanto dai tecnocrati e dai burocrati che accumulano potere senza soddisfare i bisogni della collettività.
Caratteristica principe dei gruppi dominati diventa la mancanza di competenza e di istruzione.
In questo modo i conflitti si spostano dalle fabbriche alla società e questo passaggio segna un mutamento epocale. Sulla scena incominciano a muoversi i movimenti di protesta e di rivendicazione collettivi.
Essi sono diversi rispetto ad un tempo quando miravano a partecipare al godimento e all’ utilizzo delle risorse e della ricchezza che era in mano a pochi.
Attualmente i movimenti collettivi lottano per far pesare le proprie idee circa i modelli culturali da seguire. Questo per cambiare l’andamento della politica e per plasmare nuove forme di autorità all’ interno della società. E ciò per il bene collettivo.
Uno di questi movimenti è stato quello del ’68. Questo, come anche altri movimenti successivi era formasto da studenti, intellettuali, professinisti, ricercatori, tecnici e lavoratori altamente specializzati. E solo in seconda battuta dallla massa degli operai.
In sostanza la palla della protesta è passata a coloro che hanno capacità di produzione e di utilizzazione della conoscenza scientifica.
Molto più che in passato la produzione di beni e servizi dipende dalla conoscenza.
Alcune delle categorie che ho citate sopra hanno anche una buona remunerazione.
Con il mutare dell’ economia e della società gli attori del conflitto provengono in gran parte non dal proletariato industriale ma da addetti al terziario e al terziario avanzato.
Il nemico non è tanto il capitalista classico bensì i manager e i tecnocrati che nè fanno gli interessi.
Oppure, meglio, l’opposizione è contro una data articolazione di poteri politici, economici, e culturali
Insomma esiste una grande quantità di professionisti e di persone che hanno alte conoscenze tecniche, che rappresentano una classe in ascesa.
Essa vuole decidere sugli usi della conoscenza scientifica e tecnica, vuole impossessarsi dei canali di emissione di norme e valori. Vuole aumentare il suo potere decisionale e politico.